ADRIANA POLISENO

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Per liberare la nostra corazza dobbiamo per prima cosa liberare il nostro respiro

Liberare il diaframma  dalla tensione che lo attanaglia, significa anche lasciare andare quelle emozioni intrappolate tra il pianto, l’ansia repressa, la tristezza, la rabbia, che impediscono di vivere appieno il piacere alla vita e pertanto la vitalità. Dell’irregolarità e limitatezza e oppressione del respiro spesso non ne siamo coscienti,  in quanto strettamente dipendente dal sistema neurovegetativo che reagisce a qualsiasi variazione delle nostre condizioni emotive come un sismografo. 

Il diaframma, inserito tra le prime vertebre lombari e l’ultima costola, con la sua forma ad anello, diventa  mediatore tra torace e respiro, fonte dell’energia vitale,  e tra il pavimento pelvico e bacino, centro del movimento, della vita, dell’espulsione.

Data la sua strategica posizione, fisiologicamente la sua funzione di espansione e retrazione, è fortemente correlata alla attività muscolare del respiro. Una apnea costante complice dell’atto del trattenere un’emozione, ne diventa inibitrice della fluidità della muscolatura diaframmatica, così pure  inibizione della fluidità del movimento dei muscoli del bacino, e pertanto una inibizione riflessa emozionale verso il piacere, l’affettività, la sessualità.

Un diaframma bloccato causerà una rigidità della colonna vertebrale a livello dorsale e prime lombari, inoltre se teniamo presente che il diaframma è attraversato da orifizi dai quali passano l’esofago, l’arteria dell’aorta ed il condotto linfatico, non è difficile dedurre le conseguenze sugli stessi. 

Il drenaggio e la forma estetica delle gambe, dipendono molto dalla capacità dell’addome di aspirare i liquidi degli arti inferiori per poi poterli incanalare nei gangli linfatici adiacenti , grazie al suo fisiologico movimento a fisarmonica. 

Anche il movimento viscerale intestinale necessita di contrazioni di risalita e discesa,  per ottenere quel movimento spastico delle anse intestinali.

Se il diaframma non ha fluidità di espansione e retrazione con i suoi movimenti fisiologici,  diventa protagonista di una serie di condizioni a catena sia fisiologici sia posturali. 

Una respirazione più consapevole aumenta la capacità di ritornare in noi stessi, di avere più concentrazione, più pace interiore, più ritmo, più coinvolgimento verso ciò che facciamo e ascoltiamo in noi. 

Se il buon respiro ci libera, per sentirci liberi dobbiamo prima di tutto imparare a respirare bene!