ADRIANA POLISENO

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Il processo di adattamento verso l’ambiente, gli eventi emotivi e relazionali, il dolore cronico, un trauma strutturale, una cicatrice, una gravidanza, tutto questo interessa il tessuto muscolo-scheletrico in quanto struttura nervosa che pone in collegamento il movimento e il comportamento motorio con il linguaggio non verbale e con l’azione. 

Un processo di adattamento, che duri per oltre 15 giorni, comporta, per conseguenza, delle compromissioni, non solo sul tono del tessuto muscolare (ipertrofia o ipotonia), ma anche sul tessuto connettivale e fasciale nei loro differenti livelli, modificando la forma e la loro risorsa energetica.  

Un dolore cronico muscolare, una infiammazione, una pannicolopatia molto addensata intorno a strutture muscolo-scheletriche importanti per il movimento (anca, ginocchia, caviglie, scapole) sviluppano, nel tempo atteggiamenti motori che si cronicizzeranno in comportamenti posturali.

Pertanto, una postura scorretta altro non è che l’espressione del processo di adattamento del corpo che, nella sua intelligenza adattiva, applica il principio di “risparmio energetico” per fronteggiare movimenti limitati da strutture non fluide.

Gli elementi che favoriscono e sostengono un buon processo adattivo, evitando che esso si cronicizzi in compromessi a lungo termine sono: la qualità e la quantità di risorse energetiche, la plasticità muscolare, la coordinazione motoria e la propriocezione. 

Il quoziente energetico sostiene le attività fisiologiche delle strutture coinvolte nel processo di adattamento; pertanto una buona risorsa energetica può rallentare il cronicizzarsi di una rigidità muscolare. 

La plasticità muscolare favorisce la comunicazione tra i vari livelli tessutali durante il processo di adattamento. Ciò va a sostenere un processo adattivo il più possibile funzionale nel più breve tempo possibile.

La coordinazione motoria, quando è efficiente aiuta a coinvolgere nel processo di adattamento, solo le strutture di maggiore interesse senza coinvolgere altre catene muscolari.  

La capacità propriocettiva è la nostra sentinella interna che ci dice quando, come e cosa sta accadendo nel nostro corpo e come esso sta rispondendo agli stimoli. 

Immaginando il processo adattativo in una configurazione gerarchica, possiamo posizionare la propriocezione al primo stadio dell’attivazione, in cui meccanismi neuro – fisiologici e psico – strutturali entrano in stretta relazione tra di loro a favore di un salvifico compromesso funzionale nel minor tempo possibile. 

A cura della dott. Adriana Poliseno