Il metodo Biofasciale: Un ritorno alle origini del coordinamento motorio
Il metodo Biofasciale, ideato dal Prof. Giuseppe Santoro a partire dal 1999 deve la sua originalità alle riflessioni sull’ analogia del movimento tra alcuni animali vertebrati e l’uomo.
Il confronto riguarda lo sviluppo della coordinazione motoria e della locomozione nell’uomo in analogia con alcuni animali vertebrati, come il pesce, la rana, il rettile, il gatto, la balena.
Il bambino, durante il primo anno di vita, sviluppa, affina e coordina la propria motricità. Riproducendo in modo istintivo schemi motori che l’uomo filogeneticamente ha appreso e sviluppato dalla evoluzione della locomozione degli animali vertebrati.
Il bambino passa, così, dagli schemi motori più primitivi (come quelli del pesce e del rettile), alla posizione del quadrupede (come quella del gatto) per poi passare allo schema più evoluto del bipede.
Gli schemi motori umani, dapprima formatisi attraverso l’istinto e l’apprendimento osservativo, hanno contribuito, nel tempo, non solo a rendere l’apparato locomotorio più adatto (per velocità e facilità prensile) alla sopravvivenza, pertanto, al benessere generale, ma anche a sviluppare movenze sempre più funzionali all’evoluzione dell’ambiente, all’economia energetica e alla resa del movimento corporeo.
Tutto ciò ha portato ad un coordinamento efficace e ad una risposta neuro- motoria utile all’ambiente.
Le strutture coinvolte nella fase dell’apprendimento degli schemi motori sono quelle muscolo-scheletriche e il sistema muscolo-fasciale, che collaborano tra di loro in modo intelligentemente integrato, secondo il principio di tensegrità del sistema fasciale.
Gli esercizi del metodo Biofasciale, utilizzando specifici attrezzi chiamati bio-roller, creano la condizione necessaria per tornare a ripetere i primi schemi motori, appresi durante lo sviluppo.
Essi servono ad attivare gli aggiustamenti della coordinazione motoria che nel tempo (secondo il principio dell’adattamento allo stress psico-fisico e bio-meccanico), potrebbe essersi modificata con ripercussioni poco favorevoli su una corretta postura, sulla fluidità del movimento, sull’equilibrio.
Gli esercizi, eseguiti con minimo sforzo, grazie al contributo dei bio-roller, creano le condizioni favorevoli affinchè la deambulazione e la coordinazione del movimento possano tendere al ri-equilibrio in modo naturale e con il minimo coinvolgimento fisico e mentale.
Gli esercizi sono molto utili su più obiettivi e tipologie di persone in quanto la caratteristica della vastità di esercizi rende il programma adatto a più casi, indipendentemente dall’età.
Sono consigliati nei casi di:
Dolori articolari e muscolari soprattutto a livello lombare, spalle, collo, anca, ginocchia, mancanza di coordinazione motoria, di equilibrio posturale e di grazia nel movimento. Sono utili, inoltre, nell’ affaticamento psico-fisico, nell’insonnia, nell’apnea, nel post gravidanza, nella scorretta deambulazione.
Nella terza età il metodo favorisce una condizione di benessere generale delle strutture muscolari e articolari e a livello psico-fisico.
Ancora, esso migliora l’equilibrio, prevenendo il rischio di caduta, e soprattutto, sviluppa maggiore capacità propriocettiva nella relazione tra coordinazione del movimento, nel modo in cui mi muovo e cosa percepisco nel mio corpo mentre mi muovo.
Gli esercizi nel molto indicati per gli sportivi, in quanto incrementano la mobilità articolare e la capacità di gestire lo sforzo secondo il principio del “minimo impegno e maggiore efficacia” grazie ad una maggiore capacità propriocettiva.
Articolo a cura di Adriana Poliseno.
Trainer del metodo Biofasciale.